E’ morto a 82 anni Guido Bossa, sindacalista di lungo corso e presidente, per due mandati, dell’unione nazionale Pensionati.
L’ast, il Sindacato dei giornalisti toscani – scrive Antonio Lovascio, presidente del gruppo giornalisti pensionati della Toscana - ha perso sicuramente un amico sincero ed affidabile Guido Bossa, tuttora segretario, Unpg dopo aver esercitato la professione come apprezzato inviato ed editorialista del quotidiano cattolico “Avvenire”. E’ stato stroncato da una malattia inesorabile, affrontata con serenità e lucidità. Ce ne aveva resi partecipi con una riflessione sulla “pastorale del dolore” espressa con tanta Fede, fiducia e speranza, pubblicata il 6 marzo sul settimanale “Famiglia Cristiana”.
Così ha fatto fino in fondo, anche se in modo insolito, il suo dovere di cronista per raccontare dal nono piano del Policlinico Gemelli di Roma la sua condivisione di sofferenza con Papa Francesco, allora ricoverato nell’appartamento allestito al decimo piano, quasi a portata di sguardo.
Conclusa la degenza in ospedale proprio nei giorni di maggior sofferenza del Pontefice (ora in convalescenza a Santa Marta) sembrava che Guido potesse riprendersi, prima che il male incurabile prendesse il sopravvento e lo togliesse alla moglie e ai figli (cui esprimiamo le più sentite condoglianze), ai colleghi, al Sindacato dei giornalisti al quale ha dedicato tutta la vita, partendo dall’esperienza nel Cdr di “Avvenire”, nella Fnsi e nella sua rappresentanza per i pensionati, appunto l’Ungp.
Se l’attuale presidente Paolo Serventi Longhi e quanti hanno lavorato e lavorano per l’Unione hanno perso “un fratello maggiore ” , l’Associazione stampa Toscana e la Fnsi perdono certamente un amico oltre che un determinato “compagno di viaggio” nelle difficili battaglie contro le “leggi bavaglio” in difesa della libertà di stampa e dell’occupazione nell’editoria, a partire dalla lotta per il dilagante precariato. Particolarmente impegnato nei delicati momenti del trasferimento della funzione previdenziale dall’INPGI all’INPS e per il rispetto degli accordi sul pagamento della Ex Fissa.
Appassionato di Arte e Cultura, aveva una predilezione per Firenze. Trovava una spinta in più per accogliere gli inviti dell’Ast e del Gruppo Toscano Giornalisti Pensionati; nel rispondere sempre “presente” alle chiamate del presidente Sandro Bennucci per i più importanti appuntamenti associativi, a partire dalla Festa degli auguri natalizi e da alcune assemblee annuali.
Non è voluto mancare quando l’Associazione Stampa ha conferito riconoscimenti alla carriera a due “big” del giornalismo toscano come Raffaello Paloscia e Mario Del Gamba.
Anch’io perdo un amico di lunga data, per un comune percorso professionale ad “Avvenire” fin dalla fondazione, 4 dicembre 1968. Personalmente, ho continuato a leggere Guido Bossa anche dopo il mio passaggio alla “Nazione” (luglio 1982) attratto dalle sue lucide analisi sui temi più vari: la politica, il sindacato, la vita ecclesiale.
Memorabili i suoi servizi sul sequestro e uccisione di Aldo Moro, nel 1978, ad opera delle Brigate Rosse. Un’agonia raccontata con dolente passione fino al tragico epilogo. Da manuale del giornalismo. Recuperare e rileggere quegli articoli forse è il modo migliore per rendere omaggio a Guido, anche come sindacalista.