L'Associazione Stampa Toscana è vicina ed esprime piena solidarietà al direttore Malaguti, al Cdr e a tutti i giornalisti de "La Stampa" per la devastazione subìta dalla redazione. Si tratta di un atto gravissimo che non può avere nessuna giustificazione. Ed è ancora più grave visto che è avvenuto nel giorno dello sciopero proclamato dalla Federazione Nazionale della Stampa per il rinnovo del contratto e per dare dignità a precari e collaboratori "invisibili".
L'informazione è un bene primario per la tenuta democratica del Paese: colpire una redazione nel giorno in cui sciopera per far valere i diritti è un atto che non si era mai visto. I colleghi sappiano che non sono soli.
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Fnsi: ”Parole di Albanese sui giornalisti pericolose e penose"
'Le parole di Francesca Albanese sui giornalisti italiani sono pericolose e penose. Fanno pensare più ad una minaccia che alla solidarietà ai colleghi della Stampa. I giornalisti italiani hanno bisogno di rispetto, non hanno bisogno di lezioni, né dai ProPal né dai lobbisti filo israeliani. Le parole usate come pietre producono rischi enormi, in un momento in cui l'informazione italiana è sotto pressione, e le minacce ai giornalisti sono all'ordine del giorno'.
Lo afferma in una nota la segretaria della Fnsi Alessandra Costante.
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Ast: indignazione di un giornalista per le parole di Francesca Albanese
Il collega Daniele Magrini (un passato da caporedattore a “La Nazione” e, come direttore, in varie altre testate) ha inviato all’Ast una indignata riflessione sulle parole di Francesca Albanese. Il sindacato ritiene di condividerla con gli iscritti.
Egregia Francesca Albanese, la sua è un'affermazione di cui si dovrebbe vergognare. Un'irruzione in un giornale, tipica delle scorribande fasciste del Ventennio, va condannata e basta. E i loro autori perseguiti per giustizia e rispetto del lavoro.
Quanto al mestiere dei giornalisti, lei cosa ne sa? Per esempio, del lavoro dei migliaia di giornalisti che si prodigano nelle centinaia di redazioni delle TV, dei giornali e dei siti di informazione locali misurando la propria professionalità ora per ora nelle città in cui vivono. Sottopagati, supersfruttati, alle prese con i continui bracci di ferro con i signorotti locali.
Con onestà, con impegno e fatica, ogni giorno offrono l'informazione di prossimità. Tutti questi giornalisti lei non sa neppure che esistono. Non sa nulla delle difficoltà, della precarietà in cui sono immersi.
Lei, come tutti, ritiene di giudicare l'informazione in base a quei 20 soliti noti che affollano le trasmissioni televisive e firmano gli editoriali nei giornaloni.
I giornalisti lavoratori dell'informazione sono altro. Non hanno bisogno del suo monito. Lavorano 12-13 ore al giorno senza straordinari e cercano di farla per davvero la professione di giornalisti. Con quella umiltà che lei non sa certamente cosa sia. Lei approfitta della sua fama mediatica per dispensare lezioncine. Se ne astenga e, come dice lei, "che questo sia un monito per tornare a fare il suo lavoro".