"La Federazione nazionale della Stampa italiana è d'accordo che la web tax dovrebbe essere in parte destinata all'editoria: il traffico e i profitti dei giganti del web vengono fatti proprio grazie ai contenuti giornalistici saccheggiati dalle piattaforme a scapito del fatturato degli editori tradizionali e della professionalità di migliaia di giornalisti". Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
"Ma se si vuole una nuova legge dell'editoria, che contenga elementi di ridistribuzione rispetto alle piattaforme online, gli editori italiani non possono pensare ad un lavoro giornalistico senza tutele, a retribuzioni più simili a quelle di un barista dell'autogrill (con tutto il rispetto per chi fa quel mestiere) e a CoCoCo che, con compensi che sono sotto la soglia di povertà, rappresentano la nuova frontiera della schiavitù", incalza Costante.
"Così come - conclude la segretaria generale Fnsi - al tavolo per il rinnovo contrattuale, che manca dal 2014, con stipendi che hanno perso il 19,3% del potere di acquisto, non è pensabile chiudere a qualsiasi proposta sull'equo compenso degli over the top anche ai giornalisti e per limitazioni all'uso dell'intelligenza artificiale per evitare la sostituzione del giornalista in carne e ossa con i chatbot".