Segnatevi la data sul calendario: l’8 agosto 2025, tra poco più di un mese, il regolamento europeo per la libertà dei media adottato nel 2024 (lo European Media Freedom Act, Emfa per chi ama le sigle) sarà pienamente operativo e varrà in tutta Europa. Un traguardo importante a difesa della categoria e di un’informazione libera e trasparente, i cui beneficiari ultimi sono i cittadini.
Quella del Media Freedom Act è la prima notizia che Ricardo Gutierrez, segretario generale della Federazione europea dei giornalisti (Efj), dà ai colleghi toscani e liguri che lo hanno incontrato nella sede del sindacato europeo a Bruxelles in Belgio: un gruppo di ventisei colleghi che grazie al programma Erasmus+, la Fondazione dell’Ordine dei giornalisti della Toscana e l’Ordine dei giornalisti della Liguria nell’ambito della formazione continua stanno avendo la possibilità,di confrontarsi da vicino con le istituzioni europee e con il mondo dell’informazione. internazionale Dieci giorni a scuola d’Europa, per poi meglio raccontarla ai cittadini. E tra gli incontri non poteva mancare un confronto con il sindacato europeo dei giornalisti, federazione che conta quasi 300 mila giornalisti associati attraverso settantatré diverse organizzazioni, tra cui anche la Fnsi, di quarantaquattro nazioni d’Europa.
E’ la prima volta che l’Europa dedica un regolamento alla libertà di stampa. Sarà perché quella libertà è messa oggi in pericolo. Sarà perché crescono le nazioni, quattro in Europa al momento, dove ci sono giornalisti che finiscono in prigione per l’unica colpa di portare avanti il proprio lavoro di inchiesta e sorveglianza. Sarà perché comunque dal 2015 ad oggi cinquantasei giornalisti, i numeri li dà il segretario, sono stati uccisi in Europa, quindici all’interno dell’Unione europea.
“Abbiamo discusso e parlato per due anni con la Commissione europea e con il Parlamento per difendere la posizione dei giornalisti su questo regolamento – racconta Gutierrez -: la nuova legislazione fissa regole comuni sulla protezione delle fonti e contro lo spionaggio a danno dei giornalisti: senza un divieto assoluto purtroppo, ma con uno standard almeno minimo. Parla e difende l’indipendenza della televisione pubblica, per l’Italia molto importante”. Una conquista insomma.
Ma nell’incontro a Bruxelles non si è parlato solo del Media Freedom Act. E’ stata l’occasione per confrontarsi su temi come la difesa dalle querele temerarie, su cui esiste oggi una direttiva europea (ma limitata a casi internazionali), o sulle condizioni di lavoro e retribuzioni dei giornalisti: un panorama non incoraggiante, che vede quasi ovunque crescere, non per scelta, le partite Iva e i collaboratori e peggiorare le condizioni economiche e gli stipendi. “Un terzo dei trecentomila giornalisti associati all’Efj è oggi un freelance: dieci anni fa erano il 20 per cento – spiega il segretario generale -. I contratti si rinnovano con fatica: i Paesi bassi sono uno dei pochi esempi virtuosi”. “Dal 2024 però – ricorda ancora Gutierrez – i sindacati nazionali possono negoziare un compenso minimo anche per i freelance: qualcosa di impossibile in precedenza, perché considerata un’operazione di cartello, e dunque un passo in avanti che ci offre un nuovo strumento”.
L’Istituto universitario europeo la scorsa settimana ha pubblicato il rapporto annuale sul pluralismo dei media in Europa (https://cmpf.eui.eu/mpm-interactive-results/). Il segretario generale dell’Efj lo cita: “Danimarca, Germania e i Paesi in genere del Nord Europa sono quelli dove il lavoro del giornalista è ancora ben retribuito. Nel Sud Europa o nei Balcani le condizioni sono di gran lunga peggiori”. “I giornalisti – conclude - garantiscono il diritto di accesso dei cittadini ad una informazione libera, indipendente e pluralista: per questo difenderne le condizioni di lavoro non è un’azione corporativa, ma una battaglia per tutti e per la democrazia”.