“Il giornalista è come un pianista davanti a uno spartito, se non c’è lui non c’è musica”. Parola di una delle menti più brillanti del nostro tempo, giudice emerito della Corte Costituzionale, professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, il professor Sabino Cassese, da martedì 18 novembre scorso anche dottore di ricerca (Phd) honoris causa in “Cultural Systems” al Imt Scuola Alti Studi di Lucca. Cassese, in occasione della cerimonia a Lucca alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella, ha dedicato agli 80 anni della Repubblica una riflessione, da storico e da giurista, anche allo stato di salute dei mezzi di formazione dell’opinione pubblica, a cominciare da partiti e giornali. E per questi ultimi, per restare dentro la metafora di Cassese e parafrasando – non ce ne voglia – Ornella Vanoni, “la musica è finita, gli amici se ne vanno”. Tradotto restano gli spartiti, cioè i fatti, ma non c’è più chi li racconta, verifica, approfondisce, cioè i giornalisti. O meglio. Dei giornalisti si pensa di poter fare a meno togliendo loro…il pianoforte: disintermediando, cioè, l’informazione, come ha spiegato Cassese, ora che ogni informazione “è a portata di tutti”. La domanda però è: quale informazione è quella che non ha mediatori critici? “La crisi dei giornali è iniziata negli anni ‘90 con lo sviluppo delle televisioni commerciali private e si è approfondita nel nuovo secolo con lo sviluppo di Internet e dell'accesso alle notizie “online” – ha detto Cassese – Il numero di coloro che almeno una volta alla settimana leggono un quotidiano si è dimezzato nell'ultimo quindicennio: era la metà della popolazione italiana nel 2010, oggi solo un quarto. La vendita dei quotidiani tra il 2020 e il 2024 ha subito una riduzione del 30 per cento. Nel frattempo, la diffusione dell’informazione “many to many”, consentita dalla digitalizzazione, esclude dalla comunicazione il filtro costituito dai giornalisti e consente la circolazione di notizie false o fuorvianti”. Se il problema è chiaro e la soluzione intuibile metterla in pratica è tutt’altro che semplice. La strada però è una, sottolinea Cassese, e non può che passare dal contrasto sistemico alla disintermediazione in atto.